domenica 15 luglio 2012

Quadrilatero bollente



 Emma da Montalto di Castro

Montalto di Castro, 1973

Da quando si era separata da mio padre a causa dei ripetuti tradimenti di quest'ultimo, mia madre era cambiata. Da madre austera e irreprensibile cominciava a manifestare una rinnovata voglia di vivere e di divertirsi.
Un pomeriggio venne a casa il mio fidanzato con un suo collega per bere un drink insieme a noi e fare quattro chiacchiere
La conversazione  fruiva che era una meraviglia e i bicchieri di Martini Rosè pure accompagnati da ottima musica soft in sottofondo. Notai comunque che Giacomo, il collega di Mario, e mia madre diventavano via via più intimi.
Alle prime note di “Samba pa ti”, Giacomo invitò mamma a ballare al centro del soggiorno. Questo mi lasciava campo libero con Mario che iniziava a limonarmi sul divano in maniera sempre più spinta facendo salire la mia eccitazione a limiti incontrollabili,  :”Ehi....metti le mani a posto, c'è mia madre!” dissi a Giacomo mentre intrufolava una manaccia sotto le mie mutandine ormai zuppe, :” Dai ciccina...sapessi quanta voglia ho di scoparti, ho portato apposta  Giacomo per tenere impegnata la mammina, che a quanto sembra non si fa pregare” rispose lui con tono beffardo.
Mi girai verso i due che ballavano e con mio enorme stupore vidi che Giacomo aveva sollevato la gonna di mia madre che con mia ulteriore sorpresa era senza mutandine e si faceva impastare il culo con estrema disinvoltura.
Intanto la paccata con Mario si stava avviando verso una strada senza uscita, il porco mi aveva sbottonato la camicetta, abbassato le mutandine e si stava dedicando alla mia fregna con  un ricamo di lingua appassionato.
La mia eccitazione era ormai tale da fregarmene che ci fosse anche mia madre che a quanto sembrava in quel momento aveva ben altri impegni, Impegni di passera, anzi la cosa la trovavo tremendamente eccitante!
Difatti la porcona aveva ora preso a slapparsi senza ritegno la mazza di Giacomo con una perizia da esperta bocchinara con tanto di sonori risucchi e sputi sul cazzo!
Spontaneamente troie iniziammo una specie di gara spompinatoria sui nostri stalloni arrapati dove il premio finale sarebbe stato il contenuto dei loro coglioni.
“Ho voglia di farti il culo” mi sussurrò Mario all'orecchio “ Che cazzo aspetti?” risposi io. Si lubrificò la nerchia nella mia spacca allagata e con la cappella prese a farsi  lentamente strada nel mio culo fino a dilaniarmi lo sfintere.
Mentre mi gustavo quel randello tra le chiappe vidi che Giacomo aveva seguito l'esempio di Mario e si era impalato mia madre sulla fava fino alle palle “ Sfondami, sfondami questo culo rotto, porco!” ansimava la troia nel delirio della goduria. Eravamo entrambi impalate di culo sui nostri maschi, l'aria era pregna del profumo acre delle nostre sorche eccitate che ci masturbavamo oscenamente e ormai scivolate in quel gorgo di libidine porca, eravamo più che mai decise a svaccarci fino in fondo.
Ci ritrovammo faccia a faccia mentre i due montoni ora ci inforcavano le sorche alla pecorina con ritmi forsennati tra grugniti animaleschi e ceffoni sulle natiche e istintivamente prendemmo a limonare come porche non senza dirci cosa pensavamo  l'una dell'altra “ Troia!” “ Puttana!” Da quel momento i due zozzoni cominciarono ad appellarci con pesanti epiteti tipo lesbicone, vacche e troione fino all'acme di quell'inaspettato quadrilatero quando ci innaffiarono visi e corpi con potenti schizzi di sborra calda.
Ma quando se ne furono andati tra me e mia madre non era finita certo con quella breve pomiciata. Una volta sole ci posizionammo in 69 facendoci letteralmente uscire il cervello dalle spacche, poi ci trasferimmo in camera da letto e ci godemmo reciprocamente per tutta la notte con poderose slinguate di passera.
Da mamma e figlia ci eravamo rivelate due calde mignotte affiatate e affamate. Quando in paese si sparse la voce, un esercito di porconi allupati era disposto a gettare ponti d'oro pur di averci a letto insieme e cogliemmo quindi la palla al balzo per alzare un po' di grana. E ne facemmo di quattrini...

  1.  

domenica 8 luglio 2012

Doposcuola per monelle


Valeria da Chieri

Chieri, 1971

Eravamo di umili origini, figlie di operai che sgobbavano duro nelle varie industrie tessili della zona, ma a scuola eravamo anche quattro belle somare! Il nostro interesse era per tutt'altre cose che non lo studio, ci piacevano i cantanti, la cioccolata, fare il bagno nude al fiume e anche i lecca lecca di carne dei quali a scuola eravamo rinomate  consumatrici, come del resto tutte le ragazze di quell'età...
La preside aveva informato i nostri genitori, con conseguente razione di sberle, che se non avessimo riparato i voti del quadrimestre saremmo state bocciate obbligandoci quindi a seguire ripetizioni pomeridiane delle varie materie
A darci ripetizioni di Scienze era il Professor Borrelli un tipo giovane e allampanato che girava però voce che avesse tra le gambe un cetriolone da Guinness. Noi eravamo ovviamente intrigate e morbosamente incuriosite da quella voce e il bello fu quando arrivammo a ripassare il corpo umano.
Era fin troppo evidente che anche al prof fosse arrivata la voce che non eravamo propriamente degli stinchi di santo illibate e non a caso volle ripassare la materia, in pratica il mandrillo aveva fiutato le prede e ne io ne le mie tre compagne eravamo di certo le tipe da tirarsi indietro.
Tra battutine maliziose e occhiatine, l'atmosfera non esitò a farsi pruriginosa tanto che ad un certo punto il professore chiese a Pina di andare alla lavagna e disegnare un membro maschile :” Le altre seguano a pagina 30 del libro” disse con tono autoritario. Quella matta di Pina disegnò un cazzetto striminzito che suscitò l'immediata ilarità di noi che stavamo al gioco. :” Ok, disse il prof “ ora tu Teresa”. Teresa fece lo stesso ma lo disegnò ancora più piccolo.
:” Accidenti ragazze! Ma quelli sono pisellini da neonati!” In realtà tutte e quattro noi, pur con le nostre giovani età, avevamo visto e gustato ben altre nerchie che non quegli scarabocchi alla lavagna. Sentivo la spacca che mi si bagnava in quel gioco delle parti che si indirizzava ormai in un unica direzione e lesta domandai :” Perchè, ce ne sono di più grossi?” ci furono risate generali e a quel punto il prof si decise a farsi avanti.


 Aprì la patta dei pantaloni e sfoderò una mazza che ancora a riposo gli arrivava a metà coscia :” Si, ad esempio il mio...” disse con tono beffardo. Ci fu un “Ooh” di meraviglia quindi, dal momento che mi consideravo la capobanda di quel gruppetto di scapestrate, mi piegai sulle ginocchia e feci un sol boccone di quella grossa mazza ingoiandomela fino alle palle con lento risucchio.
Le altre si gettarono su di lui come cavallette impazzite, Emma e Pina col vantaggio di essere smutandate offrirono per prime cosce, sorche e culi alle manacce del professore mentre io mi stavo praticamente strappando il vestitino di dosso.
Neanche il tempo di spogliarmi e quelle troie affamate di Pina e Teresa mi avevano già rubato la scena contendendosi a colpi di lingua quella mazza gigante. Ma ormai presa da quell'improvvisa esplosione di libidine porca collettiva mi passò per la fregna un impellente bisogno da soddisfare che covavo da tempo. Sdraiai su un banco Teresa, le cui forme generose mi facevano venire l'acquolina in bocca ogni volta che la vedevo nuda, le spalancai le cosce e presi a leccargli la  sorcona depilata come una forsennata.
La manza non sembrò affatto sorpresa e mi implorò anzi di non smettere e di non trascurare il buco del culo che infatti le lappai furiosamente.
Nel frattempo Emma e Pina si stavano divorando in doppietta la fava del prof che grugniva come un animale in calore, poi si divincolò da quelle due idrovore e venne verso di me che, mentre limonavo con Teresa, mi ero appositamente sistemata sul banco alla pecorina in attesa di essere penetrata .” Non ho ancora finito con te stronzetta!” sbuffò il prof mentre mi introduceva la sua grossa banana nella fregna fino a fermarsi sul collo dell'utero. Prese a percuotermi come un dannato, quindi imbufalito, mi rovesciò supina caricandosi le mie gambe in spalla e prendendo a stantuffarmi di brutto con quel cazzaccio che sentivo ormai fino allo stomaco.
Intanto Pina e Emma, alleprate com'erano, si riconsolavano tra loro lesbicando come porche con poderose slinguate di passera, ravanando affannosamente con le lingue tra spacca e buco del culo mentre io presa da un attacco di foia porca, avevo ripreso a ingoiarmi la mazza del prof in condominio con Teresa che ora  si dedicava ai suoi coglioni con uno spettacolare sciacquapalle di lingua.

Mentre ero impegnata in un bollente 69 col prof, Teresa si univa alle altre due lesbicone in calore in un prodigioso terzetto saffico con tanto di gemiti e gridolini di piacere.
Ad un certo punto Pina, infoiata come una mandrilla, si sdraiò a cosce spalancate su un banco implorandoci istericamente di metterla al centro dell'attenzione, ovviamente non ci facemmo pregare: il prof le cacciò il cetriolo in gola mentre io presi a mulinare la lingua dentro la sua passera infuocata e le altre a slinguazzarla ovunque. Quel banco divenne un unico groviglio di corpi in calore prossimi a una raffica di orgasmi,
:” SBORRO PORCA VACCA, SBORRO!!!” sbottò il prof mentre svuotava il contenuto abbondante dei suoi coglioni nella bocca opportunamente spalancata di Emma la quale divideva poi generosamente il bolo dolciastro con Pina in un bacio infuocato. Una successiva sinfonia di grugniti animaleschi certificò il godimento finale di tutti i partecipanti a quell'inatteso festino.
Finita la scuola io mi fidanzai con un tipo che non perse tempo a ingravidarmi e a farmi fare figli a raffica ( ne ho cinque ma almeno due non sono sicura che siano i suoi), Pina scappò di casa e si trasferì a Milano dove finì sul marciapiede per diversi anni, Teresa si accasò con una vecchia lesbica danarosa e Emma si ritrovò presto orfana e dovette sgobbare come un mulo per mantenere i fratellini arrotondando spesso il mese con qualche marchetta in casa.
Oggi Siamo tutte sposate con figli e nipoti, un anno fa ci siamo ritrovate su Facebook e almeno una volta al mese ci riuniamo nel ricordo dei bei tempi andati con roventi quartetti saffici.





Vendetta


Anna, da Novi Ligure

Novi Ligure, 1970
Ero nera! Il paese dove vivevo era piccolo e le voci correvano! Mi avevano detto che Fausto, il mio ragazzo era stato visto appartarsi in macchina con Antonietta Bussi, una troia della mia età che la dava a tutti. Ma stavolta ero decisa a fargliela pagare! Incontrai Luca e Pino, i migliori amici di Fausto e mi balenò subito per la testa, o meglio per la fregna, l'idea che sarebbe stato con loro che avrei consumato la mia vendetta.
Visto che i miei erano fuori per una gita con la parrocchia, invitai Luca e Pino un pomeriggio a casa per sentirci un disco e bere qualcosa, non appena l'alcool cominciò a fare il suo effetto presi coraggio e gliela sbattei letteralmente in faccia. A farmi sfilare le mutandine ci volle pochissimo, i due porconi infoiati,che quasi non credevano ai loro occhi presero a passarmi le manacce su tutto il corpo, Luca mi diede subito il compito di succhiargli per bene la mazza dura cosa che feci con estrema perizia, mentre Pino si accaniva con la lingua sulla mia passera allagata provocandomi scosse elettriche di piacere che mi attraversavano tutto il corpo  :”Sei una grandissima vacca, Anna!” sbottò Luca mentre estraeva dalla mia bocca il cazzone che era sul punto di eruttare il suo magma di piacere, ma era troppo presto e il porcone, in tandem col suo amico, era deciso a finirmi dopo avermi ripassata adeguatamente di cazzo.
Pino intanto mi aveva sistemata alla pecorina e dopo un paio di strusciate di cappella tra spacca e buco del culo, mi infilzò la sorca come fosse burro. Iniziai a dimenarmi istericamente intorno a quel cazzaccio senza neanche poter gridare visto che avevo la bocca piena della nerchia di Luca che mi appellava con frasi oscene.
Quella che doveva essere una scappatella si stava rivelando come una delle più grosse scopate della mia vita, mi sentivo troia fino al midollo e cominciavo a pensare che due non mi bastavano, se fossero stati quattro o cinque sarebbe stato meglio.
Intanto Luca mi aveva rovesciata supina a cosce spalancate ed era venuto sopra di me trafiggendomi con impetuosi movimenti di bacino, mentre Pino, in ginocchio accanto a me, mi teneva la bocca impegnata in un forsennato pompino.


Ma l'acme doveva ancora arrivare: mentre ero impalata su Pino, sentii la cappella di Luca che si appoggiava sul mio buco del culo e iniziava a farsi strada nello sfintere, mi sentivo dilaniata dal quel cazzaccio e la sensazione di torbido e doloroso piacere mi stava offuscando i sensi proiettandomi in un limbo di libidine porca mai esplorato prima. Sentivo quelle due verghe che si muovevano dentro le mie viscere senza saper più distinguere quale avessi nel culo e quale in fregna, una doppia penetrazione accompagnata dall'oscena colonna sonora dei nostri animaleschi grugniti :” Muoviti stronza, muoviti! Facci sentire come godi!” intimò severo Pino. Presi a dimenarmi con maggior foga schiacciata a sandwich tra quei due zozzoni allupati.
Luca si sfilò improvvisamente dal mio culo provocandomi una sciabolata di dolore unitamente a una sonora scorreggia subito punita con una sberla su una natica, si rizzò sul letto, mi rovesciò indietro la testa e mi irrorò il viso con una grandinata di schizzi caldi :” TI SBORRO IN FACCIA, TROIA!!!” gridò mentre si svuotava e si faceva poi ripulire accuratamente di bocca la nerchia dai resti della mia merda. Pino lo seguì quasi immediatamente ma si liberò del suo succo di palle nella mia sorca allagata tra insulti e oscenità di ogni tipo. Andammo avanti finchè non cominciò ad affacciarsi la sera, ormai sfiniti da quella maratona di sesso, se fosse dipeso da me sarei andata avanti all'infinito talmente ero travolta da quell'insaziabile voglia di cazzo, tanto che dovettero infine rifilarmi due ceffoni per farmi calmare.
La sera vidi Fausto e feci finta di niente, anzi gli feci le fusa per tutto il tempo da brava fidanzatina con tanto di bocchino con ingoio in macchina, ormai la mia vendetta era stata consumata.
Con Luca e Pino ci facemmo un interminabile serie di terzetti non appena Fausto si allontanava per lavoro e tutt'oggi quando vedo mio figlio proprio non saprei dire a chi dei tre assomiglia....