Valeria da Chieri
Chieri, 1971
Eravamo di umili origini, figlie di operai che
sgobbavano duro nelle varie industrie tessili della zona, ma a scuola eravamo
anche quattro belle somare! Il nostro interesse era per tutt'altre cose che non
lo studio, ci piacevano i cantanti, la cioccolata, fare il bagno nude al fiume
e anche i lecca lecca di carne dei quali a scuola eravamo rinomate consumatrici, come del resto tutte le ragazze
di quell'età...
La preside aveva informato i nostri genitori, con
conseguente razione di sberle, che se non avessimo riparato i voti del
quadrimestre saremmo state bocciate obbligandoci quindi a seguire ripetizioni
pomeridiane delle varie materie
A darci ripetizioni di Scienze era il Professor
Borrelli un tipo giovane e allampanato che girava però voce che avesse tra le
gambe un cetriolone da Guinness. Noi eravamo ovviamente intrigate e
morbosamente incuriosite da quella voce e il bello fu quando arrivammo a
ripassare il corpo umano.
Era fin troppo evidente che anche al prof fosse
arrivata la voce che non eravamo propriamente degli stinchi di santo illibate e
non a caso volle ripassare la materia, in pratica il mandrillo aveva fiutato le
prede e ne io ne le mie tre compagne eravamo di certo le tipe da tirarsi
indietro.
Tra battutine maliziose e occhiatine, l'atmosfera non
esitò a farsi pruriginosa tanto che ad un certo punto il professore chiese a
Pina di andare alla lavagna e disegnare un membro maschile :” Le altre seguano
a pagina 30 del libro” disse con tono autoritario. Quella matta di Pina disegnò
un cazzetto striminzito che suscitò l'immediata ilarità di noi che stavamo al
gioco. :” Ok, disse il prof “ ora tu Teresa”. Teresa fece lo stesso ma lo
disegnò ancora più piccolo.
:” Accidenti ragazze! Ma quelli sono pisellini da
neonati!” In realtà tutte e quattro noi, pur con le nostre giovani età, avevamo
visto e gustato ben altre nerchie che non quegli scarabocchi alla lavagna.
Sentivo la spacca che mi si bagnava in quel gioco delle parti che si
indirizzava ormai in un unica direzione e lesta domandai :” Perchè, ce ne sono
di più grossi?” ci furono risate generali e a quel punto il prof si decise a
farsi avanti.
Aprì la patta
dei pantaloni e sfoderò una mazza che ancora a riposo gli arrivava a metà
coscia :” Si, ad esempio il mio...” disse con tono beffardo. Ci fu un “Ooh” di
meraviglia quindi, dal momento che mi consideravo la capobanda di quel
gruppetto di scapestrate, mi piegai sulle ginocchia e feci un sol boccone di
quella grossa mazza ingoiandomela fino alle palle con lento risucchio.
Le altre si gettarono su di lui come cavallette
impazzite, Emma e Pina col vantaggio di essere smutandate offrirono per prime
cosce, sorche e culi alle manacce del professore mentre io mi stavo
praticamente strappando il vestitino di dosso.
Neanche il tempo di spogliarmi e quelle troie affamate
di Pina e Teresa mi avevano già rubato la scena contendendosi a colpi di lingua
quella mazza gigante. Ma ormai presa da quell'improvvisa esplosione di libidine
porca collettiva mi passò per la fregna un impellente bisogno da soddisfare che
covavo da tempo. Sdraiai su un banco Teresa, le cui forme generose mi facevano
venire l'acquolina in bocca ogni volta che la vedevo nuda, le spalancai le
cosce e presi a leccargli la sorcona
depilata come una forsennata.
La manza non sembrò affatto sorpresa e mi implorò anzi
di non smettere e di non trascurare il buco del culo che infatti le lappai
furiosamente.
Nel frattempo Emma e Pina si stavano divorando in
doppietta la fava del prof che grugniva come un animale in calore, poi si
divincolò da quelle due idrovore e venne verso di me che, mentre limonavo con
Teresa, mi ero appositamente sistemata sul banco alla pecorina in attesa di
essere penetrata .” Non ho ancora finito con te stronzetta!” sbuffò il prof
mentre mi introduceva la sua grossa banana nella fregna fino a fermarsi sul
collo dell'utero. Prese a percuotermi come un dannato, quindi imbufalito, mi
rovesciò supina caricandosi le mie gambe in spalla e prendendo a stantuffarmi
di brutto con quel cazzaccio che sentivo ormai fino allo stomaco.
Intanto Pina e Emma, alleprate com'erano, si
riconsolavano tra loro lesbicando come porche con poderose slinguate di
passera, ravanando affannosamente con le lingue tra spacca e buco del culo
mentre io presa da un attacco di foia porca, avevo ripreso a ingoiarmi la mazza
del prof in condominio con Teresa che ora
si dedicava ai suoi coglioni con uno spettacolare sciacquapalle di
lingua.
Mentre ero impegnata in un bollente 69 col prof,
Teresa si univa alle altre due lesbicone in calore in un prodigioso terzetto
saffico con tanto di gemiti e gridolini di piacere.
Ad un certo punto Pina, infoiata come una mandrilla,
si sdraiò a cosce spalancate su un banco implorandoci istericamente di metterla
al centro dell'attenzione, ovviamente non ci facemmo pregare: il prof le cacciò
il cetriolo in gola mentre io presi a mulinare la lingua dentro la sua passera
infuocata e le altre a slinguazzarla ovunque. Quel banco divenne un unico
groviglio di corpi in calore prossimi a una raffica di orgasmi,
:” SBORRO PORCA VACCA, SBORRO!!!” sbottò il prof
mentre svuotava il contenuto abbondante dei suoi coglioni nella bocca
opportunamente spalancata di Emma la quale divideva poi generosamente il bolo
dolciastro con Pina in un bacio infuocato. Una successiva sinfonia di grugniti
animaleschi certificò il godimento finale di tutti i partecipanti a
quell'inatteso festino.
Finita la scuola io mi fidanzai con un tipo che non
perse tempo a ingravidarmi e a farmi fare figli a raffica ( ne ho cinque ma
almeno due non sono sicura che siano i suoi), Pina scappò di casa e si trasferì
a Milano dove finì sul marciapiede per diversi anni, Teresa si accasò con una
vecchia lesbica danarosa e Emma si ritrovò presto orfana e dovette sgobbare
come un mulo per mantenere i fratellini arrotondando spesso il mese con qualche
marchetta in casa.
Oggi Siamo tutte sposate con figli e nipoti, un anno
fa ci siamo ritrovate su Facebook e almeno una volta al mese ci riuniamo nel
ricordo dei bei tempi andati con roventi quartetti saffici.
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